Gli PSICOFARMACI costituiscono una categoria di farmaci che agiscono principalmente sul sistema nervoso centrale e sul sistema neurovegetativo, utilizzati nella terapia dei disordini mentali. Si tratta di farmaci che per i loro effetti collaterali andrebbero assunti con estrema cautela e solo in caso di effettivo bisogno. Tuttavia essi vengono sempre più spesso prescritti con estrema leggerezza e senza un’adeguata informazione sulle loro possibili conseguenze nel medio-lungo termine. Anche per questo talvolta possono risultare più dannosi e pericolosi del beneficio atteso. Ciò è dovuto in parte anche alle pressioni degli stessi pazienti (o di chi di loro si occupa), spinti dalla necessità di un immediato sollievo e sostenuti dalla convinzione popolare (talvolta alimentata ad arte) che una pillola sia la soluzione ideale (oltre che l’unica possibile), in grado di risolvere senza alcuno sforzo il problema, alla stregua di un qualsiasi farmaco antibiotico.

Gli Antipsicotici, detti anche Neurolettici o Tranquillanti Maggiori, vengono in genere utilizzati per controllare gli stati di tensione di maggiore gravità (eccitazione maniacale, iperattività psicomotoria…) e si distinguono in classici e atipici (o di seconda generazione).

Poiché gli effetti collaterali di questa categoria di farmaci sono molto importanti, è fondamentale conoscerli bene. Per quanto riguarda i Classici: parkinsonismo, ovvero sintomi neurologici simili alla malattia di Parkinson: rigidità posturale, tremori a riposo, movimenti limitati e rallentati (bradicinesia), scarsa mimica facciale, disturbi del linguaggio e della scrittura; acatisia: incapacità di stare fermi; distonia acuta: torcicollo doloroso, movimento degli occhi verso l’alto e tic della palpebra incontrollati, contrazioni dolorose della schiena, protrusione della lingua; discinesia tardiva: compare spesso a lunga distanza dall’inizio del trattamento e consiste in movimenti involontari della bocca, delle labbra e della lingua, spesso accompagnati da tic facciali e, più raramente, anche da movimenti involontari del tronco. E’ un effetto particolarmente grave perché risulta molto difficile contrastarlo.

Gli Antipsicotici di seconda generazione invece possono causare: ipotensione; aumento ponderale; iperprolattinemia; sonnolenza; sindrome metabolica (obesità, resistenza all’insulina, alterata tolleranza al glucosio, ipertensione). Un principio attivo in particolare, la Clozapina, può produrre leucopenìa e agranulocitosi con esiti anche letali, per cui è necessario un monitoraggio costante dei parametri ematici.

Gli Antidepressivi sono utilizzati nei casi di Depressione Maggiore, Distimia, Disturbo da Panico, sintomi depressivi importanti, Disturbo Ossessivo – Compulsivo, Anoressia Nervosa e Bulimia. Vengono anch’essi suddivisi in due sottocategorie (oltre ai cosiddetti IMAO che esistono da più tempo): triciclici o di prima generazione, SSRI o di seconda generazione. Agiscono su particolari neurotrasmettitori e hanno la caratteristica di richiedere dalle due alle quattro settimane per manifestare i primi effetti terapeutici. Oggi si tende a preferire gli antidepressivi di seconda generazione (SSRI) per i loro effetti collaterali meno importanti (anche se non trascurabili) e l’inferiore tossicità.

Gli effetti collaterali degli antidepressivi triciclici possono avere pesanti ripercussioni sul sistema nervoso centrale (deterioramento cognitivo, stato confusionale); sul sistema nervoso autonomo (stipsi, tachicardia, ipertermia, glaucoma, ritenzione urinaria); sul sistema cardiovascolare (ipotensione ortostatica, tachicardia, aritmie che possono essere fatali; sono sempre presenti alterazioni più o meno marcate dell’elettrocardiogramma); sul fegato (casi di epatite fulminante). Gli SSRI posso causare nausea, ansia paradossa, alterazioni nel controllo della glicemia e della coaugulazione ematica, convulsioni ed episodi maniacali; più rara è la sindrome serotoninergica (stato confusionale, diarrea, brividi, febbre, alterazioni della pressione, nausea, vomito, problemi muscolari, tremori, movimenti scoordinati). Con entrambe le categorie di antidepressivi si è inoltre osservato un sensibile aumento del numero dei tentativi di suicidio tra i pazienti trattati. Per questo i pazienti in trattamento con questi farmaci dovrebbero essere monitorati con molta attenzione, particolarmente nella fase iniziale.

I farmaci Ansiolitici agiscono sulla sintomatologia ansiosa. Alcuni di essi, per la loro caratteristica di facilitare il sonno, sono anche detti ipnoinducenti, pur appartenendo tutti dal punto di vista chimico alla classe delle benzodiazepine. Sono indicati nei casi di disturbi d’ansia, insonnia, dipendenze, e nel contrasto dei sintomi ansiosi in diverse sindromi.

Gli effetti collaterali più frequenti di questi farmaci sono a carico del sistema nervoso centrale: sonnolenza, astenia (riduzione di energia), atassia (mancanza di coordinazione muscolare) specie negli anziani, deficit di attenzione e concentrazione. Alcol, barbiturici e oppioidi ne potenziano gli effetti, fino al rischio di causare una depressione respiratoria.

Le benzodiazepine possono causare dipendenza e tolleranza, similmente alle droghe da strada. Per queste ragioni può essere difficile terminare la terapia, che deve sempre essere ridotta gradualmente in accordo col medico, fino alla sua completa estinzione. Il rischio è l’effetto rebound (rimbalzo) con la ricomparsa improvvisa dei sintomi iniziali con intensità aumentata. I sintomi da sospensione invece sono faticabilità, cefalee, difficoltà di concentrazione.

Gli Stabilizzatori dell’Umore vengono utilizzati nelle fasi intercritiche di vari disturbi importanti (bipolare, borderline, schizofrenia…) allo scopo di prevenire le fasi acute. Il Litio è il principio attivo più utilizzato, la cui intossicazione può causare danni cerebrali irreversibili.

Gli effetti collaterali possono essere: tremori, disforia, sedazione, disfunzioni tiroidee, ritardo nella conduzione cardiaca e aritmie, aumento ponderale e altri effetti gastroiontestinali , effetti a carico di reni e apparato urinario spesso non reversibili.